Un film su don Giulio Facibeni

LOCANDINA FACIBENI

Una pausa dell’anima

Al suo paese natale, Galeata, sabato 18 c.m. verrà proiettato, in prima visione nazionale, il film-documentario “Una pausa dell’anima”, la storia della vita di Don Giulio Facibeni. Il film è stato scritto e diretto dalla regista fiorentina Francesca Elia, per la Eventi S.R.L., con il supporto logistico del marito Dr. Mauro Colombo e finanziato dalla Regione Veneto, perché il sacerdote era stato Cappellano militare, durante la Grande Guerra, sul Monte Grappa. Qui si distinse per il suo apostolato di fede, di carità e di coraggio, andando a benedire persino i soldati, in punto di morte, del fronte opposto, oltrepassando le linee nemiche con grande pericolo per la propria vita.

Il 4 agosto 2007 ha così ottenuto una croce d’onore da parte del Governo austriaco nelle mani di Don Corso Guicciardini, suo successore, non prima di aver ricevuto, dal Governo italiano, una medaglia d’argento al valor militare.

La regista Francesca Elia esalta le virtù caritatevoli di questo santo sacerdote e ne tesse elogi, dando vita alla forza delle immagini coniugandole con la densità delle emozioni che scaturiscono dall’animo umano.

Questo importante personaggio della Chiesa aveva già inciso, nel suo nome, il suo programma di vita fondando l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa, accontentando così gli ultimi desideri dei suoi soldatini che gli cadevano fra le braccia. Essi si raccomandavano a lui perché si occupasse dei loro figli.

L’Opera ebbe inizio nel 1923 nella sua parrocchia di Santo Stefano in Pane, zona Rifredi a Firenze. Il suo motto è: “Credidimus caritati” (“Abbiamo creduto nella carità”).

Don Facibeni, durante il suo fecondo apostolato fondò diversi istituti in Toscana per accogliere migliaia di ragazzi orfani o in condizioni derivanti da famiglie difficili o disperate. Oggi l’Opera svolge la sua attività assistenziale anche in Brasile ed in Albania.

Pure durante la seconda guerra mondiale la “Madonnina del Grappa” accolse diversi ragazzi ebrei su consiglio di Papa Pio XII e del Card. Elia Dalla Costa. Tra questi Louis Goldman, famoso fotografo americano il quale, nel suo libro “Amici per la vita” (ristampato nel 1999) scrive: «…Questa storia è un tributo verso un gruppo di sacerdoti cattolici italiani che, dal 1943 al 1945, rischiarono la loro vita per salvare me ed altri ebrei dai nazisti …». Per questo anche il nome di Don Giulio Facibeni è scritto nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme.

La giornata si svolgerà col patrocinio del Comune di Galeata in collaborazione con il Gruppo Alpini Alto Bidente e dell’Ass. A.M.A. Grappa – Ass. Musei all’aperto nell’ambito del centenario della Grande Guerra con il seguente programma:

ore 10.00 – Deposizione corona al monumento dedicato a Don Giulio Facibeni presso il giardino antistante la Caserma dei Carabinieri;

ore 10.30 – Al Teatro Comunale “Carlo Zampighi” proiezione del film “Una pausa dell’anima – La storia di Don Giulio Facibeni”.

* * *

ore 16,00 – Al Teatro Comunale “Carlo Zampighi”, incontro sul tema “Alpino e mulo, una storia in…finita”, a cura del Col. art. mont. Gianni Bellò; a seguire proiezione del film “Una pausa dell’anima – La storia di Don Giulio Facibeni”.

L’ingresso è libero. Nel foyer del teatro sarà possibile visitare reperti della Grande Guerra rinvenuti sul Monte Grappa.

Durante la manifestazione sarà presente l’on. Dino Secco, membro della Commissione del Ministero della Difesa ed ex-vicepresidente della Provincia di Vicenza. Tutto questo è un invito da parte dell’Associazione “Amici di Don Carlo Zaccaro” a presenziare e rendere così omaggio alla memoria di Don Giulio, di cui è in corso la causa di beatificazione.

“Il Padre” come da sempre viene chiamato dai suoi ragazzi e dai fiorentini era nato a Galeata il 29 luglio 1884 in una famiglia umile e religiosissima. Aveva frequentato il ginnasio-liceo del Seminario di Faenza tra il 1899 ed il 1904 sotto la direzione di Mons. Francesco Lanzoni, come guida spirituale Mons. Paolo Taroni e come compagno di camerata, di studi e di passeggio il mai dimenticato e santo sacerdote Don Annunzio Tagliaferri, futuro direttore spirituale del Seminario di Modigliana. Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1907, nel 1912 viene nominato dall’Arcivescovo di Firenze, Mons. Mistrangelo, vicario della Pieve di Santo Stefano in Pane. Richiamato alle armi nel luglio 1916 nella Sanità è Cappellano prima sul Fronte dell’Isonzo, poi sul Grappa. Torna a Rifredi nel 1919.

Muore a Firenze il 2 giugno 1958, da diversi anni consumato nel corpo dal morbo di Parkinson, I suoi funerali destano ancor oggi una forte emozione sui giovani di allora che portarono sulle spalle il suo feretro, anche perché accompagnato da una immensa ed indescrivibile partecipazione di fedeli. Tutta la città si fermò.

Francesco Fabbri

Da Il Piccolo Faenza: settimanale della Diocesi di Faenza – Modigliana

Il nostro saluto a Romano Pampaloni

Ieri sera 18 dicembre  alle 22,50 è morto Romano Pampaloni.

eventi

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Lo ricordiamo come maestro di ceramica a Villa Guicciardini con i ragazzi di don Carlo Zaccaro, con i detenuti e con le tante persone che hanno avuto la grazia di conoscere la sua professionalità e la sua umanità.

Le nostre condoglianze alla famiglia e la nostra preghiera.

Di seguito un articolo su La Nazione di Maurizio Naldini che ne traccia un profilo.

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Ettore Bernabei

Ieri 13 agosto è morto all’Argentario, all’età di 95 anni, Ettore Bernabei.

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Ricordiamo la sua amicizia, la sua generosità e i tanti incontri con lui a Villa Guicciardini con gli universitari di don Carlo e con tanti amici fiorentini.

L’associazione Amici di don Carlo Zaccaro grata per la testimonianza professionale e cristiana del socio fondatore Ettore Bernabei lo ricorda nella preghiera.

 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2016/08/14/e-morto-ettore-bernabei-storico-direttore-rai_04bb4c03-e86f-445b-8fd4-b81719d9f1e8.html

15 maggio a Sant’Ellero

Carissimi, ieri era il 15 maggio, un giorno particolare per chi, come noi, ha vissuto a Firenze negli anni d’oro di Don Carlo. Sono passati sei anni da quando ci ha lasciato per raggiungere sicuramente un mondo migliore, ma credo che molti di noi ne continuino a sentirne la mancanza.

Come cerco d fare ogni anno, anche per il legame giovanile che mi lega a Sant’Ellero, sono andato alla messa delle 11.00 sul colle dove Don Carlo mi sposò nel lontano 1993.

Dopo le risposte (scarse) alla mia precedente mail, e aver appurato la volontà di ricordare Don Carlo alla messa delle 16.00 in occasione della Santa Cresima e il 16 e il 22 a Firenze, non contavo di trovare a Messa persone affettivamente legate al nostro Don Carlo e, come sempre succede, è proprio in questi momenti che avvengono le cose più belle, quelle in grado di farti pensare che ancora c’è qualcuno che ti vuole stupire.

La chiesa piena, ma non affollata, a dir messa Don Massimo, Don Vincenzo e Don Corso. Tra i fedeli l’inossidabile amico di sempre “Luciano”. Dopo la lettura del Vangelo l’omelia viene magicamente lasciata a Don Corso, una magnifica omelia dedicata alla recente scomparsa di Don Carlo Fabretti, ma principalmente incentrata sul nostro “DON” Fiorentino “che aveva scelto la Romagna per l’ultima parte della sua vita” quasi a voler ringraziare quella “fragile figura di cappellano militare” che l’aveva rapito alla fama e al prestigio di una cattedra universitaria per affidarlo alla “Divina Provvidenza”. Un’omelia fatta con il cuore e la ragione che, nella semplice verità dell’esistenza terrena di un uomo illuminato, ha saputo tracciare quei lineamenti di un altro uomo, altrettanto illuminato, che ha dedicato tutto se stesso alla regola del “positivo fare” di un sacerdote galeatese assunto a “Padre” da tanti orfani  fiorentini.

Una omelia, tanto semplice quanto profonda che, nel giorno della Pentecoste, ha saputo tracciare con “voce sicura” quelli che erano e sono ancora gli insegnamenti che Don Carlo ha voluto lasciarci. La sua profonda necessità di conoscere il bisogno degli ultimi e di agire di conseguenza per rendere meno difficile la loro esistenza. La forza illuminata di chi sa cosa significhi sete di sapere, di quanto sia importante la sana cultura sociale per rendere questo mondo migliore; di quanto credesse in noi universitari come fuoco di una nuova rinascita della nostra società. Mai stanco, mai piegato nella rassegnazione di raggiungere un obiettivo, forse folle, ma necessario. Quella gioia del suo cuore che si esprimeva attraverso la voglia di vederti felice che, credo, facesse sì che mai ti dicesse cosa fare, aspettando solo che tu, nella tua autonomia, nella tua serenità, arrivassi a capire la necessità di farlo. “Sappi Gabriele che solo quando sarai in pace con te stesso, riuscirai a fare qualche cosa di utile per gli altri”. Una frase che ho dentro e che mai si è sopita e mai si cancellerà dal mio cuore. Che mi fa sperare “contro ogni speranza” che forse un giorno si raggiungerà quell’ideale mondo governato della nostra natura migliore.

E’ un insieme di magici simboli, di belle immagini che si ritrovano e si rincorrono; la Pentecoste, la Provvidenza, il Fare, la Ragione della Cultura, i Ponti di pace e, soprattutto, la Speranza. Parole che oggi paiono nascoste da una tetra luce di arroganza medievale ma che ci fanno ancora sperare che quanto Don Carlo ci ha insegnato, ci ha trasmesso con la sua usuale determinata delicatezza, possano reagire e riportare prepotentemente alla ribalta quella luce che ci manca, che solo persone grandi sanno trasmettere e che speriamo, prima o dopo, tornino a farci credere che un mondo migliore è possibile.

Grazie Don Corso, grazie Luciano e grazie ancora una volta “Don Carlo”, al prossimo 15 maggio a Sant’Ellero, in religioso silenzio, come quest’anno.

Gabriele Locatelli

16 maggio Messa per don Carlo a San Michelino

Sono passati 6 anni dalla morte di don Carlo Zaccaro il 15 maggio 2010.
L’Associazione Fioretta Mazzei e

l’Associazione Amici di don Carlo Zaccaro

vogliono ricordarlo con una Santa Messa che verrà celebrata a Firenze

lunedì 16 maggio alle ore 18.00

nella chiesa di S. Michelino Visdomini

Celebrerà il parroco, don Ernesto Lettieri.

Un invito a tutti gli amici a partecipare e a comunicare ad altri questo appuntamento.

……………………………………………

Il giorno 15 maggio verrà ricordato

– nella Messa di S.Procolo nella Badia Fiorentina
e
– a Galeata alle ore 18 nell’Abbazia di Sant’Ellero durante la celebrazione delle Cresime presieduta dal Vescovo di Forlì Bertinoro Mons Pizzi.

Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene

Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte
di quella meravigliosa impresa che è l’opera di Dio.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.
Nessun credo porta la perfezione.
Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obbiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta:
noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l’iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri
e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene.

Stiamo con Francesco, Papa della gente e della speranza

da  https://www.stamptoscana.it/articolo/leader/stiamo-con-francesco-papa-della-gente-e-della-speranza

Firenze  – La Chiesa fiorentina ha accolto Francesco come l’uomo che più ne rappresenta la forte tensione umana e spirituale. Non c’erano solo le migliaia di persone assiepate dietro le barriere metalliche a salutare il pontefice dei poveri. Dietro di loro, sopra di loro, c’erano tutti quegli uomini che nel secolo scorso hanno lottato e sofferto per affermare il bisogno di una umanità nuova, sempre senza compromessi, dalla parte dell’ultimo. Gli Uomini delle Beatitudini.
Guardate bene fra quei volti e vedrete don Lorenzo Milani, padre Ernesto Balducci, i preti operai, don Giulio Facibeni, don Carlo Zaccaro, mons. Enrico Bartoletti, don Bensì, don Enzo Mazzi, Giorgio La Pira e tanti altri laici e religiosi, che sarebbe troppo lungo enumerare. Sono loro che hanno lasciato un’eredità profonda a volte silente a volte riaffiorante in tante storie individuali e collettive, protagoniste di una ricerca che non si arrende mai. Perché la spinta verso l’assoluto e’, prima di tutto, aspirazione alla realizzazione sulla terra dei valori più alti dello spirito.

Quante voci dentro questa cattedrale dove è passato lo spirito della storia. Dove Paolo Vi venne nel natale del 1966 a rendere omaggio a una città che si stava risollevando dai guasti dell’alluvione. Dove qualche secolo prima le chiese di oriente e occidente trovarono i motivi per una conciliazione che ebbe un respiro fragile, dove sostarono grandi uomini di stato come quel Pietro Leopoldo  che ebbe il coraggio per primo di abolire la pena di morte.

Questa è la nostra Firenze, Francesco, e noi siamo qui tutti insieme a ringraziarti per quello che stai facendo, per la speranza che stai offrendo ai poveri e agli emarginati di tutto il mondo, per le tue parole che hanno solo un senso, quello che va diritto al cuore di tutti. Per la tua azione instancabile nel riportare la Chiesa alle sue ispirazioni iniziali, al grande vento che spira dalle pagine del Vangelo. Noi siamo con te.

Piero Meucci

martedì 10 novembre, 2015